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Honey market kenya
28
Dic
2021

Honey market kenya

Dolci profitti - La filiera del miele in Kenya e le sfide delle comunità masai della contea di Laikipia

La filiera del miele è una filiera produttiva che presenta un grande potenziale per il Kenya, ed in particolare per le zone aride e semiaride del paese, come l’area nord della Contea di Laikipia, dove IPSIA in collaborazione al Laikipia Permaculture Center (LPC) opera attraverso il progetto Coltivare il Futuro per incrementare e diversificare la produzione agricola, e per aumentare la redditività di piccole attività imprenditoriali, come la lavorazione del miele, di 11 gruppi agro-pastorali prevalentemente di etnia masai.

Le peculiarità del miele lo rendono un prodotto adatto a zone marginalizzate e con scarse risorse idriche: richiede poca terra, uno spazio abbastanza riparato dal sole, da forti venti e da rumori, e la presenza di alberi o fiori nelle vicinanze, così che le api possano procurarsi il nettare. Inoltre sono necessari poco lavoro e investimenti contenuti. Per questo motivo l’apicoltura viene sempre più promossa da ricercatori ed agenzie per lo sviluppo come un processo produttivo particolarmente adatto ai piccoli agricoltori, in particolare come strategia di diversificazione delle fonti di reddito e sostentamento, e come strategia di adattamento a siccità e desertificazione.

Secondo l’agenzia statunitense USAID, il Kenya produce circa 7300 tonnellate di miele all’anno, quasi 700 tonnellate in meno della vicina Tanzania e molto meno dell’Etiopia, la principale produttrice della regione. La domanda di miele nel mercato internazionale è in continua crescita ma rimane ancora ampiamente insoddisfatta. Tuttavia il Kenya, prima ancora di guardare al mercato estero, deve adoperarsi per colmare il divario tra la propria offerta e la domanda interna di miele, che ad oggi eccede largamente la prima. Dati del United Nations Commodity Trade Statistics Database dimostrano infatti che al momento il Kenya importa miele da Tanzania, Egitto e Australia, per un valore di circa 230 000 dollari. Quali sono le ragioni che spiegano questo fenomeno?

Il miele in Kenya viene ancora largamente prodotto in maniera tradizionale, utilizzando tronchi vuoti, dentro cui le api possono costruire il proprio alveare. Al momento della raccolta tuttavia l’alveare viene distrutto, le api spesso uccise e la colonia distrutta accidentalmente, in quanto all’interno non c’è separazione tra il melario, dove si trova il miele prodotto, e il nido, dove sono collocate le api, le larve e l’ape regina. L’adozione di alveari moderni può incrementare in maniera considerevole la produzione di miele, rendere la procedura più efficiente,  e al tempo stesso evitare la distruzione dell’alveare ad ogni raccolto. In questo modo gli apicoltori possono aumentare non solo la produzione ma anche il proprio reddito.

Attraverso Coltivare il Futuro i gruppi che al momento LPC e IPSIA stanno seguendo ricevono arnie moderne (di tipo Langstroth e KTBH), kit per la raccolta del miele, attrezzatura per il filtraggio e imbottigliamento del miele ed infine formazioni specifiche sui processi di gestione delle arnie, raccolta, lavorazione e commercializzazione del miele.

Il gruppo di Lekiji, situato a nord-est di Nanyuki, ha sempre prodotto miele. Per i masai infatti il miele è un prodotto tradizionale, usato non solo per l’autoconsumo, ma anche per cerimonie religiose. Il miele viene utilizzato per curare il mal di gola, per depurare la pelle e mantenerla giovane, ma anche per produrre la muratina, una bevanda alcolica utilizzata soprattutto durante alcuni riti masai. Il miele viene anche utilizzato come parte della dote della sposa o barattato con altri alimenti. L’apicoltura solitamente è un’attività destinata quasi esclusivamente agli uomini: gli alveari vengono appesi ai rami degli alberi più alti e arrampicarsi è considerata un’attività per soli uomini.

Mzee Lessian, il capo villaggio e presidente del gruppo di Lekiji, ci accoglie insieme a Consolata, Khadija e Mohamed, membri del gruppo, e ci mostra soddisfatto le nuove arnie, 12 in totale, posizionate nell’orto collettivo. Consolata ci spiega che con le nuove arnie il miele prodotto resta separato dal nido, e che  in questo modo la raccolta è più facile e il miele non rischia di mischiarsi al polline, come spesso avviene con gli alveari tradizionali, fattore che ne peggiora la qualità. Raccogliere il miele è più semplice, ed anche filtrarlo, grazie all’uso di un macchinario specifico, la smielatrice, che a breve sarà fornita attraverso il progetto. Questo garantisce anche una migliore qualità del prodotto: infatti il processo di estrazione avviene a freddo e non si ricorre all’ebollizione, che invece causa una perdita dei valori nutrizionali del miele. Con le nuove arnie la produzione è aumentata, e con essa anche i redditi del gruppo.

Ci spiegano che l’apicoltura rispetto ad altre attività è più vantaggiosa: richiede meno lavoro e capitale, ed è più sostenibile della pastorizia sempre meno praticabile in un contesto con scarsi pascoli e piogge irregolari. Inoltre combinare apicoltura e agricoltura su piccola scala è un mutuo beneficio per entrambe le attività, in quanto la vicinanza di un orto è un’ulteriore fonte di nutrimento per le api, e a propria volta le api influiscono positivamente sulla salute delle piante attraverso l’impollinazione.

Le difficoltà tuttavia non mancano: la carenza di piogge e la siccità di questi ultimi mesi hanno comportato solo una parziale colonizzazione delle arnie, e la produzione di miele, che solitamente proprio nei mesi di novembre e dicembre dovrebbe raggiungere il picco, al momento è più contenuta.

Per ora Lekiji, come gli altri gruppi, vende il miele grezzo a LPC che si preoccupa della fase di trasformazione e della vendita. Mohamed però guarda lontano e mi spiega che Lekiji attraverso Coltivare il Futuro acquisirà le competenze e i macchinari per trasformare autonomamente il prodotto, raggiungendo così direttamente il mercato locale. Si tratta di investimenti contenuti, che però risultano fondamentali per aiutare i gruppi della contea di Laikipia a rafforzare la propria resilienza di fronte ai cambiamenti climatici che il paese affronta. Per attendere le piogge con maggiori risorse e in futuro, forse, senza preoccupazioni.

 

Fonti:
Abbonizio, A. (2021, May 19). World bee day: The honey collective abuzz with plans in Kenya | World Food Programme. World Food Programme. https://www.wfp.org/stories/world-bee-day-honey-collective-abuzz-plans-kenya
Bosibori, V. (2021, September 5). High Demand For Honey In Kenya. Kenya News Agency. https://www.kenyanews.go.ke/high-demand-for-honey-in-kenya/
Honey marketer looking for more beekeepers to satisfy the lucrative Arab market. (2019, October 22). Farmbiz Africa. https://farmbizafrica.com/market/2930-honey-marketer-looking-for-more-beekeepers-to-satisfy-the-lucrative-arab-market
Honey market opens up for Kenyan farmers. (n.d.). Farmbiz Africa. https://farmbizafrica.com/high-yield/1127-honey-market-opens-up-for-kenyan-farmers
Modern beehives double honey yields for farmers. (2017, November 29). Farmbiz Africa. https://farmbizafrica.com/farmbizopinions/224-modern-beehives-double-honey-yields
Social enterprise in need of more farmers and honey to meet local demand. (2019, October 8). Farmbiz Africa. https://farmbizafrica.com/market/2909-social-enterprise-in-need-of-more-farmers-and-honey-to-meet-local-demand
World Bank. (n.d.). Development Projects: National Agricultural and Rural Inclusive Growth Project - P153349. https://projects.worldbank.org/en/projects-operations/project-detail/P153349

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