Nel cuore dei mercati senegalesi e di tutta l’Africa occidentale, tra banchi di stoffe dai colori accesi e profumi di strada, il wax non è semplicemente un tessuto, ma diventa un racconto di incontri, migrazioni culturali e creatività.
Conosciuti anche come Ankara o wax olandese, questi tessuti in cotone stampato sono diventati un simbolo dell’Africa occidentale, un elemento identitario che traccia linee di continuità tra passato e presente.
La loro storia, però, non nasce nel continente africano. Le radici affondano lontano, nelle isole dell’Indonesia, dove l’arte del batik, una tecnica di tintura a riserva con cera, affascinò mercanti olandesi durante il periodo coloniale. La cera sciolta tracciata sul tessuto bianco, il colore che si ferma, si piega, si insinua nei punti non protetti: un processo complesso che i produttori europei provarono a imitare nella metà dell’Ottocento, dando vita ai primi wax industriali.
Quando, alla fine del XIX secolo, le navi commerciali olandesi e scozzesi iniziarono a toccare i porti dell’Africa occidentale, quei tessuti colorati trovarono un terreno fertile. Il successo fu immediato, uno spazio in cui tradizioni, usi sociali e creatività si intrecciavano.
Ma la vera “africanità” del wax non risiede nella sua fabbricazione: è nata nelle mani e negli sguardi delle donne che lo hanno trasformato in un linguaggio. Ogni fantasia ha un nome, ogni nome un messaggio. Una comunicazione silenziosa e potente, spesso riservata alle donne, capace di esprimere sentimenti, allusioni, critiche sociali. Celebre è il motivo “si tu sors, je sors”: due uccellini che volano fuori da una gabbia. Un avvertimento ironico e fermo, indossato per parlare, senza parole, di infedeltà e reciprocità nel matrimonio.
In questa tradizione viva e multiforme si inserisce oggi il lavoro di molte giovani senegalesi, che vedono nel wax non solo un linguaggio culturale, ma anche un’opportunità di futuro.
È proprio in questo crocevia di creatività, artigianato e significati che si colloca il progetto IPSIA Lab Dakar. L’iniziativa punta a rafforzare la scuola di sartoria Gis Gis e l’impresa ad essa collegata, nel cuore di Guediawaye, una delle periferie più dinamiche ma anche più fragili di Dakar.
Nata anni fa in forma informale, Gis Gis è cresciuta silenziosamente, guadagnandosi un posto di rilievo nel quartiere: un laboratorio dove si impara un mestiere, ma anche un luogo di emancipazione economica e sociale per molte donne e giovani. Con il tempo, la scuola ha ottenuto il riconoscimento ufficiale dei suoi corsi, diventando una struttura formativa accreditata e apprezzata per la qualità del suo insegnamento.
Negli ultimi anni Gis Gis ha proseguito il suo percorso di ricerca e sperimentazione introducendo una nuova collezione che affianca ai tradizionali tessuti Wax il Bassin e il Pagne Tissé. Il Bassin, un cotone decorato con tinture naturali provenienti dalle foreste della Casamance, conferisce ai capi tonalità cangianti e una finitura raffinata. Il Pagne Tissé, invece, è un tessuto prodotto artigianalmente in Senegal, Costa d’Avorio e Burkina, risultato di un sapere manuale radicato nelle comunità locali.
Il wax, con il suo carico di storia e simboli, continua così a essere uno strumento di espressione, ma anche una chiave di autonomia e dignità per le donne e i giovani della periferia di Dakar.
Un mélange di culture, certamente. Ma soprattutto un mélange di opportunità, dove tradizione e futuro si incontrano per creare nuove storie da indossare.







