Stampa questa pagina
A Scutari operatori in formazione
23
Mag
2019

A Scutari operatori in formazione

Sono circa 60 le persone (tra psicologi, assistenti sociali, educatori e assistenti di base) che dal mese di febbraio 2019 stanno prendendo parte agli incontri formativi. I beneficiari provengo dalle cinque principali istituzioni residenziali per orfani della città: brefotrofio (0-5 anni), orfanotrofio per bambini e ragazzi in età scolare (6-15 anni), orfanotrofio per ragazzi adolescenti (16-18 anni), Progetto Speranza e Centro di Sviluppo per disabili adulti; tutti servizi dove l’utenza è caratterizzata da gravi situazioni di disagio psicologico, sociale e fisico.

Gran parte degli operatori che lavorano all’interno dei servizi residenziali per orfani di Scutari hanno un’età media compresa tra i 40 e i 55 anni. La maggior parte di loro non ha una formazione specifica per poter lavorare in queste strutture, nè ha avuto l’opportunità di partecipare a corsi professionalizzanti dopo l’ingresso all’interno del mondo del lavoro. Sono infatti sporadiche le occasioni formative messe a disposizione del territorio o quelle promosse dal Ministero del Welfare. Le poche esperienze che vanno in questa direzione risultano astratte e ben poco attente ai bisogni di chi lavora nei servizi sociali.

Gli operatori sotto ai 40 anni, al contrario, hanno avuto modo di formarsi all’interno delle giovanissime università albanesi. Queste ultime, soprattutto quelle pubbliche, soffrono di una limitata disponibilità di risorse economiche che giocano a discapito di: strutture e spazi adeguati all’insegnamento e allo studio, una disponibilità di materiale didattico aggiornato, ma soprattutto, di una ricerca scentifica che proceda al passo di quella internazionale. In alcuni casi, questa restrittezza incide negativamente sulla qualità degli insegnamenti e quindi sulla formazione degli studenti. Oltre a questo, i giovani neolaureati, pur avendo un bagaglio di conoscenze più amplio di quello dei colleghi più “anziani”, fanno fatica a mettere in pratica quanto appreso, disillusi da contesti lavorativi immobili che non lasciano spazio al cambiamento.

Vecchie e nuove generazioni di operatori si trovano ad affrontare sfide molto più ardue e complesse di quanto la loro preparazione e la loro esperienza nel campo siano in grado di sostenere. Gli operatori dei servizi residenziali per orfani si relazionano con casi estremamente problematici (disturbi da istituzionalizzazione, vissuti di deprivazione e sofferenza, ecc.) senza avere la capacità di leggerli, interpretarli e attivarsi pensando ad una progettualità adatta ai bisogni e alle necessità specifiche di ognuno. Accanto a queste carenze  si aggiungono delle condizioni materiali  che rendono ulteriormente pesante e faticosa la professione. Il lavoro educativo diventa una vera e propria sfida contro: la mancanza di personale (il rapporto fra operatori e ospiti e sempre al di sotto dei limiti previsti anche dalla legislazione albanese),  la carenza di spazi e la loro inadeguatezza, arredi inadatti ai bisogni delle diverse tipologie di ospiti, la limitatezza di materiale per il lavoro educativo, ecc. Ma è forse e soprattutto l’aspetto gestionale a gravare sulla qualità del lavoro degli operatori e, quindi, sulla qualità della vita degli ospiti delle strutture. Ambiguità dei ruoli e conflitti fra di essi, sovraccarico lavorativo, mancanza di stimolazione, turnazione lavorativa, retribuzione inadeguata, struttura di potere fortemente gerarchica e mancanza di figure adibite alla supervisione sono aspetti organizzativi che generano tensioni e rischiano di portare le persone a sperimentare veri e propri vissuti di stress lavorativo. La nostra esperienza ha messo in evidenza come, nella maggior parte dei casi, gli operatori soffrano di burnout: esaurimento emozionale e fisico, atteggiamenti freddi e distaccati nei confronti del lavoro e delle persone ed una perdità di fiducia nelle proprie capacità stanno alla base di un progressivo deperimento che rischia di coinvolgere non solo la sfera lavorativa degli individui, ma anche quella personale.

I 6 moduli formativi sono stati ideati ed elaborati grazie al lavoro di 6 formatrici locali con la supervisione del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna e il Dipartimento di Psicologia e Lavoro Sociale dell’Università di Scutari. Ogni modulo è stato specificatamente pensato sulla base dei bisogni formativi degli operatori dei servizi emersi durante una ricerca condotta dalle due Università, fra il 2017 e il 2018, all’interno dei servizi per orfani. I contenuti riguardano temi come: la progettazione educativa, la deontologia professionale, le tecniche di valutazione psico-sociale, il lavoro di gruppo e di rete, le psicopatologie legate all’istituzionalizzazione e l’affettività, la sessualità e il genere.

Ogni modulo viene trattato principalmente mediante strategie attive e partecipative quali: la discussione, lo studio di caso, il problem solving, role playing, esercizi teatrali, brainstorming, ecc. tutte improntate sul confronto, la condivisione e la creazione di un clima lavorativo accogliente, rilassato e stimolante.

I corsi vengono svolti durante i giorni della settimana, la mattina dalle ore 9.00 alle 13:00.
Le lezioni termineranno all’inizio del mese di giugno 2019 ma riprenderanno nel terzo anno di progetto (2019 – 2020) con le stesse modalità.
Ad oggi la partecipazione si è mantenuta alta nel tempo ed il coinvolgimento lascia sperare che gli operatori stiano trovando nei corsi una risposta o anche solo un supporto rispetto alle loro difficoltà quotidiane.