Oltre 100 ONG internazionali ed italiane criticano il nuovo piano europeo sulle migrazioni
A breve al Consiglio europeo si discuterà la proposta della Commissione di usare la politica estera e di cooperazione allo sviluppo per fermare le migrazioni.
La proposta della Commissione propone di usare l’aiuto, il commercio e altri finanziamenti per condizionare i paesi terzi a ridurre il numero dei migranti. E’ ispirato dall’accordo firmato con la Turchia che ha avuto il “merito” di lasciare migliaia di persone confinate nelle isole greche in condizioni inumane. Soprattutto i bambini sono costretti in campi di detenzione e in celle della polizia.
Gli accordi con i paesi terzi potranno essere presi anche con Stati dittatoriali, esponendo l’UE a comportamenti ricattatori. L’UE sosterrebbe così paesi che un giorno potrebbe ritrovarsi contro, regimi che promettendo stabilità e controlli minano invece la sicurezza umana.
Tutto ciò mette in serie pericolo anche il rispetto del diritto all’asilo a livello internazionale. Altri Stati si sentiranno legittimati dal piano europeo a fare lo stesso, a ridurre le garanzie e la protezione, e a ricorre a respingimenti di massa.
Inoltre la proposta europea non funziona: la deterrenza non fa che alzare il livello di rischio e i costi per i migranti, mettendoli sempre più nelle mani dei trafficanti. Il vantaggio è tutto perle organizzazioni criminali.
La coalizione delle 100 ONG di cui sopra, chiedono ai Leaders europei di:
1. rigettare l'attuale Proposta della Commissione e sviluppare una strategia per la gestione delle migrazioni sostenibile nel lungo periodo e basata sulla realtà dei fatti, consultando la società civile e gli esperti;
2. facilitare la mobilità sicura attraverso l'apertura ed il rafforzamento di canali regolari e sicuri in Europa, sia per coloro che necessitano di protezione internazionale sia per gli altri migranti, includendo anche il resettlement, l'ammissione umanitaria, i visti per motivi umanitari, il ricongiungimento familiare, la mobilità dei lavoratori qualificati e i visti per studio. Gli Stati Membri devono impegnarsi in chiari punti di riferimento e appropriate scadenze temporali per l'implementazione di una struttura dell'intervento che incontri i bisogni dei migranti, dei richiedenti asilo, dei rifugiati, delle loro famiglie, così come pure i bisogni e gli obblighi degli Stati Membri.
3. escludere ogni condizionalità basata sugli indicatori di controllo della migrazione nell'allocazione degli aiuti allo sviluppo per i paesi terzi. Gli aiuti allo sviluppo sono strumenti per combattere la povertà e le disuguaglianze, non per gestire i fenomeni migratori. Le popolazioni vulnerabili non dovrebbero rimetterci, solo per considerazioni che riguardano prettamente questioni politiche
4. porre fine a qualsiasi riammissione o rimozione di persone dall'UE o dai paesi terzi che violano - o rischiano di violare - i diritti fondamentali e le leggi, incluso il principio di non refoulement. Assicurare accesso alla protezione, alla giustizia e a efficaci soluzioni per tutte le persone che migrano e procedure di richiesta di asilo.
5. assicurare trasparenza nello sviluppo di qualsiasi strumento per gestire la migrazione e la responsabilità per le violazioni dei diritti umani a seguito delle politiche migratorie dell'UE.
6. Impegnarsi in una politica estera e in azioni basate sulla prevenzione e lo sblocco delle crisi di lungo corso. Mentre la Comunicazione menziona la necessità di indirizzare le cause profonde della migrazione nei trasferimenti nel lungo periodo, non è incluso nessun impegno nella prevenzione e gestione di suddette crisi.